Quando ambiente «famiglia» e ambiente «istituzionale» diventano un tutt’uno.

Per dare un significato e ordine alle considerazioni sulla famiglia e istituzione che saranno affrontate in questa esposizione, dobbiamo partire un po’ da lontano.
Dobbiamo individuare il momento in cui è nato un primo nuovo ambiente ricco di relazione e significati per il bambino, che ha definito il “primo ambito”, quello familiare, nel quale il bambino in modo progressivo ha intrapreso un processo di differenziazione, attraverso il quale ha realizzato la sua individuazione umana ed azioni volte a confermare la sua crescente autonomia.
Dobbiamo anche individuare il momento in cui, in questo ricco percorso di crescita, ha iniziato a crearsi un altro ambito di relazione significativa per il bambino, l’ambito istituzionale.

Lo faremo partendo dal bambino, dai suoi bisogni.

Il bambino si forma in un ambiente, che semplicisticamente chiamerei “contenitore”, che ospita la realizzazione di processi di creazione e crescita sia del bambino ma anche dell’adulto che lo affianca.
È un “contenitore” reale che si chiama casa, asilo, scuola.
Ogni “contenitore” ha le sue modalità e i suoi patti, regole di convivenza, che sono davvero semplici, ma per una ragione o per l’altra spesso si aggrovigliano a scapito delle vere necessità del bambino.
Riavvolgiamo quindi il nastro, torniamo indietro di un po’ di tempo, per individuare dove si sono create le prime alleanze e come noi genitori le possiamo tutelare.
Da quando il bambino ha fatto ingresso nella nostra vita, abbiamo conosciuto il significato di legame, un legame nuovo, ricco di senso di responsabilità verso l’indifeso, ma pronto a trasformarsi, a divenire un legame unico che accompagna, che affianca.

L’amore

Come in una nuova dimensione, ci siamo mossi affinché le nostre cure potessero sostenere il benessere dei nostri figli. È stato solo l’amore verso il piccolo che ci ha permesso di accogliere e mediare le innumerevoli trasformazioni che si sarebbero susseguite.
Senza accorgerci abbiamo definito un ambito privilegiato, una nuova dimensione la cui tutela era garantita solo ed esclusivamente da uno speciale stato empatico: l’amore, un primo tono nell’accordo armonioso.
L’amore che sorge nel genitore permette di entrare in sintonia, in accordo armonico con i bisogni del bambino e si avvia quindi quell’affiancamento che muterà nel tempo tante e tante volte.
Ci siamo accorti che man mano che i bambini crescevano, il legame si trasformava e cambiava entrambi. Iniziava a formarsi un nuovo carattere che appartiene a tutte le specie viventi quando hanno i piccoli e che vediamo nell’essere umano essere quello che ha maggior bisogno di tempo affinché si realizzi: l’autonomia nel cucciolo e il “lasciare andare” dell’adulto.
Abbiamo iniziato a lasciare andare quando il bambino ci ha consegnato queste certezze, che erano le sue sicurezze maturate conquistando l’ambiente.
Alle spalle di queste sicurezze c’è un processo che è avvenuto senza il nostro intervento, perché mosso da linee guida che appartengono alla specie umana. Il sistema esplorativo, che è un primo aiuto del “maestro interiore” del bambino, delle linee guida evolutive, con il raggiungimento della stazione eretta, ha rafforzato nel bambino la possibilità di dominare l’ambiente e tornare facilmente dall’adulto di riferimento, fornitore di speciali sensi di sicurezza.
Questo percorso evolutivo marca la formazione delle nuove fiducie del bambino e del consolidamento del suo Io, della sua dimensione unica e umana, fatta di esperienze nell’ambiente, ma soprattutto relazionali.
Gli studi sull’età evolutiva confermano l’emergere dell’individuo in un momento del terzo anno evolutivo; saranno le esperienze compiute nei primi anni a consolidare la spinta, l’energia iniziale che caratterizzerà il momento in cui il tenero germoglio farà capolino.
Quando il bambino si individua, inizia il momento in cui egli può dominare un ambito particolarmente suo.
Ed ecco che si sente pronto ad entrare in un nuovo ambito educativo, in cui il bambino può trovare soddisfatti i bisogni relazionali e cognitivi, può trovare anche figure relazionali di sostegno emotivo che non coincidono con le figure primarie di riferimento, che ora vivono in lui.
Si separano dunque i due piani educativi: quello genitoriale, familiare, fornitore sempre di supporto emotivo e il piano educativo di un gruppo più grande, quello istituzionale: la scuola materna.
Se per ragioni familiari per il bambino fosse scelto il servizio educativo “nido”, in questi il bambino dovrà essere affiancato con una maggiore attenzione e senso di responsabilità, perché in lui sono ancora in atto le fragili costruzioni primarie intrapsichiche.
Nell’ambiente “istituzionale” il bambino incontra non solo l’alimento cognitivo ma anche una nuova socialità e nuove modalità relazionali, sicuramente utili come modelli nella vita avvenire.
Quando consegniamo i nostri bambini alle istituzioni, li mettiamo in condizione di entrare nella nuova dimensione educativa e di vivere sempre e costantemente la sua dimensione familiare educativa, rigenerante, utile porto in caso di burrasche, che egli ritrova sempre al suo ritorno: la sua casa.
È con questo “andare e tornare” che egli ripercorre in modo più evoluto la separazione e l’attaccamento dalle figure primarie e dall’ambiente primario, la famiglia, che aveva già memorizzato nel percorso di separazione/individuazione umana. E’ con questo processo che il bambino percepisce la sua dimensione interiore, le sue emozioni, le sue frustrazioni, le sue gioie e nuovi successi. E’ con questo andare e tornare che il bambino fa esperienza e cresce. Cresce perché elabora le sue esperienze, le incontra per la prima volta e attiva un processo di adattamento utile per il resto della sua vita.
E’ utile mantenere sempre una visione della collocazione di questi due piani educativi, familiare ed istituzionale, perché è il bambino che li deve attraversare, per quanto accompagnato dagli adulti che lo affiancano.
E’ il bambino che compie l’esperienza, che va e torna in senso simbolico, e in questo processo cresce e accresce la sua esperienza fatta di sensazioni ed emozioni che gli vengono consegnate dal proprio mondo interiore.
Noi genitori saremo mediatori e aspetteremo in banchina il ritorno della barca.
Così facendo il bambino memorizza un ordine processuale nel quale egli si muove e domina, da competente, i due ambienti. Questa competenza è fondamentale perché sarà quella che gli darà la spinta per entrare nel mondo sociale, quando sarà più grandicello, quando sarà utile che il passo lo compia veramente da solo.

La fiducia

Cosa faciliterà fin da subito il processo di costruzione della fiducia da parte del piccolo in questo migrare da un ambito all’altro? Il nostro sorriso, la nostra fiducia, il nostro credere veramente che quella migrazione sarà possibile e che sarà un’esperienza emozionante e unica. Dobbiamo crederlo veramente.

Stiamo individuando quindi il secondo tono dell’accordo armonico: la fiducia.
Ma chi ci sarà nell’ambiente istituzionale ad accogliere i piccoli? All’inizio il genitore non lo sa, né il bambino.
Alla base della conoscenza vi è il legame che si deve creare con l’educatore che si trova dalla parte opposta, il patto educativo che scambiamo all’inizio con l’istituzione che accoglierà il bambino, aiuterà gli educatori coinvolti e faciliterà i passaggi del bambino da un ambito educativo all’altro. Il patto educativo è alla base di una serena convivenza e di un utile e armonioso percorso, che aiuterà il bambino a non sentirsi schiacciato, ma accompagnato.
Ecco che si realizzano i due ambienti, familiare ed istituzionale, che gli adulti coinvolti rispettano reciprocamente
Il bambino è speciale nel comunicare le sue esigenze: dai genitori e dall’ambiente domestico/familiare desidera l’affiancamento emotivo e fare esperienze, intrecciandosi così con la personale storia di vita familiare e divenire anch’egli un filo prezioso della filogenesi evolutiva che porterà con sé, ricca di grandi significati: la storia di vita della mamma e del papà diventano la sua storia.
Ecco che i bambini faranno intendere che a casa, con i genitori, vorranno consumare una relazione unica, una storia unica, ed esperienze ad essa legate.
All’asilo, a scuola, gestiranno un altro tipo di crescita emotiva e di dinamiche, un’altra storia quindi.
Poiché il bambino traghetta sé stesso da un ambiente all’altro, sarà la sua grande capacità di adattamento a farlo sentire sempre a suo agio nei vari ambiti.
L’esperienza vissuta in questo periodo di pandemia da molti di noi che hanno bambini che già frequentano ambiti istituzionali, ha permesso di osservare come sia stato marcato fortemente la sovrapposizione di ciò che è ambiente “casa” e ciò che è ambiente “istituzionale”, la scuola, l’asilo.
Spesso ci siamo accorti della restituzione di un segnale che il bambino ha riportato: il bambino, a casa, vuole rimanere in modalità casa, ovvero adottare quelle modalità che egli ha assorbito pregne di unici significati relazionali che si vivono e si fanno solo con mamma e papà e che non si vivono nella scuoletta e viceversa attività che si fanno nella scuoletta che non sempre hanno avuto il piacere di riproporre a casa con lo stesso trasporto che vivono nella scuoletta.
Cosa vuol dire questo? Che il bambino ha memorizzato cosa appartiene ad un ambito e cosa appartiene all’altro ambito e, facendo attenzione ci accorgiamo che il bambino è molto rigoroso nel mantenimento di questo ordine acquisito.
Affinché il bambino non si trovi schiacciato fra due fuochi ed abbia sempre la consapevolezza che diventare grandi è un’occasione gioiosa, è necessario che gli adulti coinvolti in questo accompagnamento diventino alleati.
E’ quindi anche su questo piano che noi genitori dobbiamo confrontarci con il mondo educativo professionale, per tutelare il benessere psichico dei nostri bambini.
Abbiamo vissuto un’emergenza e la abbiamo gestita come tale, con tutte le sue sfumature.
Abbiamo anche pensato, ad acque chete, cosa avremmo fatto se avessimo avuto la possibilità di organizzare anticipatamente. Adesso siamo in questa condizione.
Adesso, come genitori, possiamo intuire come tutelare i bisogni dei nostri bambini.
Abbiamo un modello utile per successive esperienze.
Il disagio che ha accompagnato spesso il genitore nell’accogliere il ruolo di “insegnante” è stato un altrettanto utile indicatore di come anche l’adulto sente di dover rimanere in “modalità casa”, di non essere confuso nel suo ruolo e di non confondere.
L’ambiente educativo istituzionale deve essere quindi tutelato e mantenuto separato da quello familiare.

Il rispetto

Per riassumere, il bambino ha impiegato tre anni per sentirsi bene in un altro ambito oltre quello familiare.
Quando i due piani si sovrappongono, il bambino ha necessità di individuarli prima di tutto nel nostro rispetto verso ciò che è suo.
A noi genitori tocca il compito di tutelare l’ambiente familiare e rispettare l’ambiente educativo istituzionale e lasciare al bambino la formazione delle sue competenze.
Occorre un particolare riguardo per non oltrepassare il confine delicato che appartiene al gruppo di azioni del bambino, un riguardo che chiamerei rispetto, il terzo tono dell’accordo armonico.
Amore, fiducia e rispetto: una melodia costante nel processo educativo che noi genitori vorremmo condurre con i nostri figli.
…A tutte le famiglie, divenute rifugio speciale dei loro piccoli e che con grande abnegazione reinventano ogni dì,
certe che presto ritorneranno ad essere solo la banchina e non il campo di regata…

di Sonia Zecchi
Educatrice montessoriana

Foto di Phan Minh Cuong An da Pixabay